I soldi o la vita 🔫
Ho deciso di comprare il mio tempo con i soldi, anziché comprare i miei soldi con il tempo. Ci avevi mai pensato?
C’è stato un momento nella mia vita, da qualche parte nell’ultima manciata di anni, in cui sono passato dal fare qualsiasi cosa in prima persona per marginare e guadagnare il più possibile, al voler pagare chiunque pur di delegare le cose che non mi andava di fare.
Ho deciso di comprare il mio tempo con i soldi, anziché comprare i miei soldi con il tempo. Ci avevi mai pensato? In fondo la maggior parte delle persone non fa che rinunciare al proprio tempo per avere in cambio del denaro.
Ma è ancora utile il denaro, senza il tempo?
Molti di noi fanno fatica ad accettare il pensiero di lavorare meno. Io stesso ho sempre vissuto un subdolo senso di colpa quando sentivo di non essere produttivo, di non fare abbastanza. Non credo che fosse sbagliato; dovevo farmi le ossa e accettavo qualsiasi lavoro pur di coprire le spese.
Continuavo a dirmi che si trattava della “fase iniziale” ma mi accorsi che in realtà non c’era mai un punto di svolta “naturale”, perché il lavoro non cambia da solo, così come non cambiano da sole nemmeno le abitudini sbagliate.
Col passare dei mesi e degli anni iniziai a diventare più geloso del mio tempo, di quelle ore dolci e vuote e quindi piene di spazio vitale, dove contenere gioia, gratificazione, stupore, scoperta.
Durante i primi mesi di pandemia mi feci questa domanda: cosa posso fare per cambiare il paradigma del mio guadagno e arricchirmi di tempo? Dovevo estrapolare più valore da un tempo minore.
Così ho affinato le mie competenze tecniche e mi obbligai a ritagliare il giusto spazio da dedicare alle scelte strategiche. Pian piano ho iniziato a farmi pagare di più per gli stessi stessi servizi, aumentando la qualità e diminuendo la quantità.
Spesso si cade nell’illusione che la crescita sia positiva in ogni caso. L’imperativo categorico è che un’azienda debba crescere sempre: nel fatturato, nel personale, nei metri quadri degli uffici. Al contrario, la mia esperienza mi ha insegnato che sono le piccole realtà quelle che meglio si adattano ai cambiamenti repentini a cui ci obbliga il mercato, e sono anche quelle che lasciano lo spazio per la cura di se stessi. A discapito di fatturati esorbitanti, si guadagna nei piccoli lussi quotidiani: chiamatele le piccole cose che fanno la differenza.
Qualcuno potrebbe pensare alla volpe con l’uva, e in fondo è giusto che ognuno rincorra la propria idea di felicità, a patto che sia sua e non indotta dagli stereotipi collettivi.
Dunque, fuggito dalla trappola della crescita-a-tutti-i-costi, all’aumentare del mio coefficiente di rendimento, anziché fagocitare un numero crescente di clienti e progetti, lo diminuivo proporzionalmente, cosicché il valore estrapolato dei pochi, rendesse quanto quello dei molti. Maggiore qualità per il cliente, maggiori ricavi per l’agenzia, maggiore tempo libero per me.
C’è stato un primo momento di vertigine, quando iniziavo ad abbandonare la hustle culture, in cui il nuovo tempo conquistato dall’ozio risuonava di una strana eco calvinista e inquisitoria.
Ma col passare dei mesi i doni del tempo ritrovato riemersero come resti fossili da un lago in secca:
maggiore connessione ed entusiasmo con il lavoro stesso
capacità di fare valutazioni e scelte più ponderate, soprattutto nell’ottimizzazione dei costi e nella strategia imprenditoriale
appagamento dovuto alle passioni che riesco a coltivare
migliore stato di salute e forma fisica
numerose esperienze umane e viaggi inaspettati
apertura a differenti punti di vista e nuove prospettive di vita
E i soldi? Paradossalmente guadagno più di prima, e soprattutto li spendo molto meglio, perché non ho bisogno di sperperarli nel weekend per giustificare gli sforzi e le maledizioni della settimana. Ma c’è una grossa differenza: oggi lavoro per guadagnare tempo, non per guadagnare soldi. Quanta gente conosci che fa il contrario?
Ora, potresti pensare che questo discorso vale sono per gli imprenditori e i liberi professionisti, ma in realtà non è così.
Un mio caro amico, ingegnere e designer automobilistico, stufo di un lavoro poco appagante, ha prima diminuito il monte ore da 40 a 30 ore a settimana, poi è passato al part-time, infine l’ha abbandonato del tutto nel giro di 5 anni. E nel frattempo cosa si è messo a fare? Il miele. Ora è un apicoltore a tempo pieno, soddisfatto del su totale contatto con la natura.
Certo, non è una scelta per tutti, ma è la sua scelta. Quella corretta per lui.
Qual è la tua scelta? Stai vivendo una vita su misura per te?
Non è detto che tu debba abbandonare la tua professione, anzi, se la ami diventane un maestro. Ma come diceva Pasolini, per diventare poeti, ci vuole tempo. Io credo che non valga solo per i poeti, ma per chiunque voglia spiccare nel proprio campo. Un tempo cavo per far vagare le idee, per osservare la vita scorrere, per lasciare esprimere il proprio corpo, per tornare ad amarsi, per leggere, imparare, cazzeggiare.
Tutto questo tempo, all’apparenza infruttuoso, ti ripagherà anche in termini economici, oltre a regalarti un’esistenza più intensa.
Il denaro nel mondo è potenzialmente infinito, e la ricerca del denaro è una ricerca senza fine, come un frattale che si autorigenera. Al contrario, il tempo che abbiamo a disposizione è limitato e insondabile nella sua fine.
Per la legge economica della scarsità, le risorse limitate sono quelle più preziose, quelle abbondanti non hanno valore. Tu, a quali risorse stai dando veramente importanza?
Consigli di lettura
Oggi nessun consiglio di lettura, voglio condividere con te un’immagine che ho scattato lo scorso lunedì. Rappresenta l’affruntata del paese di Arena, in Calabria. A prescindere dalla fede di ciascuno, è bello vedere tante persone così unite, vicine, in festa.
Anche se non vedono l’ora di vederci tutti nel metaverso o nei panni dei nostri avatar a interagire con qualche intelligenza artificiale, mi piace pensare che più stiamo a contatto con i nostri simili umani, meglio stiamo.
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